La presenza della pancetta per l’uomo è espressione in genere di ingresso negli “anta”, per il sesso debole di storie di disordini alimentari (a qualsiasi età) più spesso associate a una o più gravidanze.
Quando alla presenza della cosiddetta “pancetta” è associato anche il grembiule cutaneo (ptosi addominale), l’indicazione all’addominoplastica è inevitabile. Non ci sono scorciatoie (ricorso a diete o intensificazione delle attività ginniche o sportive). L’addominoplastica è ancora più necessaria quando alla ptosi dei tessuti molli si associa la diastasi dei muscoli retti.
Il candidato ideale per un intervento di addominoplastica è quello che presenta oltre ad adiposità localizzata a livello addominale, anche rilassamento cutaneo tale da rendere controindicata la soluzione alternativa meno invasiva della lipoaspirazione.
Una parete addominale quindi per “meritare” di essere sottoposta all’addominoplastica deve essere essenzialmente ptosica .La valutazione del grado di ptosi e del coinvolgimento dei quadranti superiori dell’addome nel processo di rilassamento sarà determinante per la progettazione dell’intervento di addominoplastica nella direzione di una mini addominoplastica (quando non è necessario trasporre l’ombelico se il rilassamento è limitato nei quadranti inferiori dell’addome) o di una addominoplastica completa. Nei casi limite rappresentati dalla coesistenza della necessità della trasposizione ombelicale con l’ impossibilità di comprendere la sede originaria della struttura ombelicale dopo la sua disinserzione (dopo la disinserzione dell’ombelico resta un’asola….) nel lembo da rimuovere, la sede originaria dell’ombelico verrà richiusa con una sutura lineare che renderà ragione alla fine di una cicatrice complessiva a ti rovesciata o ad ancora.
La coesistenza di diabete o di altre patologie metaboliche, l’abitudine al fumo di sigaretta, come la coesistenza di obesità, di malattia ipertensiva ecc nel candidato all’addominoplastica devono condizionare il chirurgo alla massima prudenza, nel senso di limitazione massima dell’invasività chirurgica e massima attenzione ai sistemi di profilassi (antitrombotica, antinfettiva con terapia antibiotica di supporto ecc).
L’intervento di addominoplastica è sotto il profilo tecnico relativamente semplice e anche per un non addetto ai lavori relativamente intuitivo. Si procede a un’incisione del lembo cutaneo da rimuovere lungo una linea che grosso modo corrisponde al contorno superiore di un indumento intimo, si scolla il lembo di cute e se ne rimuove la parte eccedente. La trasposizione della struttura ombelicale si rende necessaria quando la parte da rimuovere supera la possibilità di conservare la struttura ombelicale nella sua sede originaria. Se al rilassamento della parete addominale si associa la diastasi dei muscoli retti dell’addome, si procede alla sintesi della fasce muscolari con una serie di suture chirurgiche così da rinforzare adeguatamente la parete addominale.
La cicatrice esito dell’addominoplastica è facilmente occultabile da qualsiasi indumento, anche intimo.
Quando l’invasività chirurgica in una addominoplastica è di una certa entità è prudente provvedere a una profilassi antitrombotica per almeno un paio di settimane. La profilassi antibiotica è sempre consigliata come in tutte le procedure chirurgiche.
Dopo l’intervento di addominoplastica è anche consigliato l’utilizzo per almeno un paio di settimane di pancere elastiche per consentire al lembo addominale di scollamento di riadattarsi precocemente alla parete sottostante.
Nei soggetti grandi fumatori l’ addominoplastica va progettata con estrema prudenza (minori scollamenti e soprattutto vanno evitate procedure associate come la lipoaspirazione, spesso di complemento per un miglior risultato). La cosa migliore sarebbe ottenere dai pazienti gran fumatori una promessa (mantenuta) di riduzione delle sigarette fumate al giorno a meno di dieci.
Lo stesso comportamento prudenziale è raccomandabile in soggetti diabetici che si sottopongono all’addominoplastica. Per i soggetti a rischio, si può considerare un aumento delle problematiche conseguenti alla guarigione delle ferite chirurgiche, a aumentato rischio di sieromi, a deiscenze di tratti della ferita chirurgica, a infezioni e sofferenze tissutali.
Quando l’addominoplastica interessa soggetti obesi, i rischi sono maggiori. E’ prudente in determinati casi considerare l’eventualità della disponibilità di un posto di supporto in terapia intensiva dopo una addominoplastica di una certa importanza.
Dopo una addominoplastica è consigliabile prevedere almeno una decina di giorni di stand by. Non significa immobilità (anzi sarebbe rischiosa per le complicazioni trombo emboliche) ma riposo si.
Le complicazioni del tipo dei sieromi si devono anche a scarsa attenzione nel post opertatorio.
Per riprendere le normali attività è prudente considerare almeno una decina di giorni di riposo e per riprendere le attività sportive almeno un mese dopo l’addominoplastica. Per quanto riguarda la cicatrice, questa, dapprima particolarmente evidente anche se occultabile facilmente da un comune slip, tende a migliorare nell’arco di qualche mese.
I risultati di una addominoplastica sono generalmente molto soddisfacienti se l’addominoplastica è stata progettata adeguatamente. L’indicazione più corretta infatti è alla base del risultato migliore